17 giugno 2011

Intervista a Sara Munari di Dino del Vescovo



La definisce libera, Sara Munari, la sua fotografia. E non si stenta a crederle dopo averla ascoltata o dopo aver sfogliato alcuni dei suoi album fotografici come “Oceano India” e “Di treni, di sassi e di vento”. La sua fotografia di reportage non ama in modo particolare le costrizioni, il cliché o quanto imposto dalla committenza: la fotografa milanese riflette, osserva, legge, organizza, nella pratica e mentalmente. Al centro di tutto c'è quindi il viaggio, ciò che incontra, ciò che accade davanti al suo obiettivo, ciò che risponde al suo progetto di base. «La mia fotografia», racconta per spiegare il suo punto di vista, «è legata alle cose che non posso gestire in prima persona».

Docente di Storia della Fotografia presso l'Istituto Italiano di Fotografia e di Tecnica e Comunicazione Visiva, dedica quindi il tempo che le resta allo sviluppo dei suoi progetti, distribuendoli fra piccoli e grandi viaggi. Ama il cinema e tutto quello che le permette di aprire una finestra sul mondo, sulle abitudini, sulle culture e sul modo di vivere degli altri. Ha giocato a calcio ma non ama guardarlo in TV.

Dal tema alle immagini e mai il contrario: nel reportage così come nel matrimonio, secondo impegno fotografico di Sara Munari, dove la fotocamera osserva e scatta senza mai intervenire o cambiare il naturale svolgersi degli eventi.

Link all'intervista a Sara Munari dal sito della Nital