31 gennaio 2012

Mostra fotografica extra large "Senza Veli" di Manuel Guffanti



"Senza veli", del fotografo Manuel Guffanti, rappresenta una serie di ritratti di grande formato in bianco e nero, realizzati con l'unica Big One esistente, costruita artigianalmente dall'autore.

La Big One è un banco ottico di formato extra large che consente scatti fino alla dimensione massima di 70x70. L'autore la utilizza impressionando direttamente l'immagine su carta fotografica baritata positiva, in bianco e nero, evitando il passaggio classico negativo-stampa, producendo quindi un'immagine in copia unica.

Per l'autore, a cui piace molto sporcarsi le mani tra falegnamerie e officine meccaniche, è stato un passaggio fondamentale costruirsi da solo la macchina fotografica per sfidare le produzioni in serie industriali del mondo in cui viviamo; perché la foto, nel suo essere irriproducibile innesca un dibattito sulla riproducibilità tecnica che caratterizza le immagini contemporanee, contrapponendosi completamente all'odierno concetto copia-incolla caratteristico dell'era digitale e alla postproduzione; ed infine per l'alchimia profonda che si instaura nella camera oscura, in cui si svela la magia della fotografia.

Il progetto Senza Veli è nato quando uno dei soggetti ritratti, il grande fotografo Dario de Dominicis, ha indossato il peplo per farsi ritrarre e nel momento stesso in cui si è spogliato di tutti quegli orpelli, di cui si cinge ognuno di noi, è diventato una persona qualsiasi. Lo scopo è togliere i veli della quotidianità che distinguono il proprio stile e la propria classe sociale - il ricco dal povero, il giovane dal vecchio, il bello dal brutto- e mettere tutti sullo stesso piano.

Ciò che resta è l'essenza profonda delle persone, che attraverso lo sguardo ci mostrano quello che sono autenticamente. Ogni viso diventa una mappa sul quale cercare qualcosa in più di se stessi fino a quel momento invisibile. Senza veli è perciò uno svelare interiore del soggetto ritratto, che è costretto a guardare se stesso negli occhi, come in uno specchio che non ci riflette l'immagine della realtà ma bensì l'immagine della verità, che non sempre è facile da accettare.

La posa apparentemente semplice avvolge i corpi quasi in un'unica piega, il corpo si fa tessuto, si fa drappeggio di carne, il corpo si fa piega. Piegare è un termine di derivazione latina plicare e sta per complicare, implicare, replicare e supplicare che a sua volta deriva da un verbo greco che significa piegare, intrecciare, torcere ecc., ovvero il verbo plékō. La piega complica, nasconde, moltiplica, intreccia come diceva Deleuze nel suo famoso saggio dedicato a Leibniz.

Questi ritratti tentano di portare alla luce la loro verità, che è nascosta nella piega, perché è solo nel dispiegarsi da quello che è un groviglio di complessità che è l'uomo, che l'essere può svelare la sua verità e mostrarsi alla luce della fotografia.

Presso Home Gallery wo-ma'n
Via Pietro Ruga 24 (7° piano), Roma (zona Pigneto)
Da Sabato 4 Febbraio a Sabato 3 Marzo 2012
Per visitare la mostra: citofonare int. 19
o chiamare Marta: 3289292135 o Wolfango: 3396111009

Altre informazioni direttamente dal sito della galleria